Hessisches Staatsarchiv Marburg, Best. 340 Grimm Nr. Dr 196
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sto abate. E domando, quant’ egli allora dimorasse presso a Pangi? a che gli fu
risposto, che forse a sei miglia ad un suo luogo, al quale Primasso penso di potere
essere, movendosi la mattina a buona ora, ad ora di mangiare. Fattasi adunque la
via insegnare, non trovando aleun che v’andasse, temette, non per isciagura gli ve
nisse smarrita, e quinci potere andare in parte, dove cosi tosto non troveria da
mangiare, perche se cio avvenisse, accioche di mangiare non patisse disagio, seco
penso di portare tre pani, avvisando ehe delP aequa (comecche ella gli piacesse
poco) troverebbe in ogni parte. E quegli messisi in seno, prese il suo cammino, e
vennegli si ben fatto, ehe avanti ora di mangiare pervenne la, dove fabate era. E
entrato dentro ando riguarduando per lutto, e veduta la gran moltitudine delle ta-
vole messe e il grande apparecchio della cucina e 1’altre cose per lo desinare ap-
prestate, fra se medesimo disse: veramente e questo cosi magnifico, come uom dice:
E stando alquanto intorno a queste cose attento, il siniscalco dello abate (perciocche
ora era di mangiare) comando, che 1’acqua si desse alie mani, e data facqua misse
ogni uomo a tavola. E per avventura avvenne, ehe Primasso fu messo a seder ap-
punto di rimpetto ali’ uscio della camera, donde fabate dovea uscire per venire
nella sala a mangiare. Era in quella corte questa usanza, che in su le tavole vino,
ne pane, ne altre cose da mangiare o da bere si ponea giä mai, se prima fabate
non veniva a sedere alia tavola. Avendo adunque il siniscalco le tavole messe,
fece dire alf abate, ehe qualora gli piacesse, il mangiare era presto. L’abate fece
aprir la camera per venir nella sala, e venendo si guardö innanzi, e per ventura il
primo uomo, ehe agli occhi gli corse, fu Primasso. Il quale assai male era in ar-
nese, e cui egli per veduta non conoscea, e come veduto 1’ebbe, incontanente gli
corse nelf animo un pensier cattivo e mai piu non statovi, e disse seco: vedi a cui
io do mangiare il mio. E tornondosi a dietro comando, ehe la camera fosse ser
rata, e domando coloro, ehe appresso lui erano, se alcuno conoscesse quel ribaldo,
ehe a rimpetto alf uscio della sua camera sedeva alie tavole? Ciascuno rispose dei
no. Primasso, il quale avea talento di mangiare, come colui ehe caminato avea, ed
uso non era di digiunare, avendo alquanto aspettato, e veggendo, ehe fabate non
veniva, si trasse di seno Pun de’ tre pani, i quali portati avea, e comincio a man
giare. L’abate poiche alquanto fu stato, comando ad un de’ suoi famigliari, ehe ri-
guardasse, se partito se fosse questo Primasso. Il famigliar rispose: messer no, anzi
mangia pane, il quale mostra ehe egli seco recasse. Disse allora fabate: 'or mangi
dei suo, se egli n’ha, ehe dei nostro non mangiera egli oggi.’ Avrebbe voluto fabate,
ehe Primasso da se stesso si fosse partito, perciocche accommiatarlo non gli pareva
far bene. Primasso avendo l’un pane mangiato, e fabate non vegnendo, comincio
a mangiare il secondo. Il ehe similmente alf abate fu detto, ehe fatto avea guardare,
se partito si fosse. Ultimamente non vegnendo fabate, Primasso mangiato il se
condo, incomincid a mangiare il terzo, il ehe ancora fu alf abate detto, il quale
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