Hessisches Staatsarchiv Marburg, Best. 340 Grimm Nr. Z 31
3 APPENDICE DEL DIRITTO
ERMANNO GRIMM
CUOB, DI FANCIULLA
DAL TEDESCO
Le due sorelle stavano in letto ed ave
vano finito di discorrere; il lume era stato
spento da Teresa, e ciascuna stava a spiare
il respiro dell’altra, quando d’un tratto
Emma balzò dal letto, e andata tentone
presso Teresa, l’abbracciò amorevolmente,
nè distaccò' la sua guancia da quella di
lei. Per tutto quel dì la fanciulla era sta
ta tutt’altra del solito. Dopo una lunga
passeggiata col suo fidanzato, ella era tor
nata silenziosa ed alquanto simile ad una
rosa, la quale sarebbe stata colta e por
tata in mano per un’ora, e così sarebbe
divenuta, se non appassita, almeno lan
guida ed un po’ molle.
— Teresa mia, — disse — ora tu hai
da venir meco : già siamo rimasti d’accor
do con Alberto ; egli ha dovuto promet
termi che tu ci accompagneresti nella
possessione che egli desidera di comprare
qui vicino. Non è vero che tu resterai
meco sempre ?
— Sì, cara bambina, — rispose l’altra
— e il suo tono sommesso fece venire
le lagrime agli occhi di Emma.
— Oh, Teresina ! — proseguì Emma —
■"ìando penso che forse avrei da stare
I senza di te per tutto un giorno, parmi di
] dover morire da tanto che sarà forte la
! mia brama di rivederti ?
— Ghè, chè, bambina mia, non morire
sti mica per ciò ?
— Ma sì, Teresa, ne son certa, giurami
di restar meco sempre.
— Lo farò, dunque, purché allora tu sii
dello stesso parere.
— Perchè dubitare ancora, dacché già
l’ho detto? Sei forse mesta, Teresa? sei
scontenta di me? Avrei fatto male ? Vedi,
egli è cosi buono e tanto derelitto ! non
ha fratelli, nè sorelle, quasi manca di una
patria. Oh Teresa ! egli è tanto buono.
— Sì, bambina mia, egli è tanto buono;
ed io voglio anche accompagnarti, ma
adesso bisogna che tu dorma, affinchè do
mani tu non abbia brutta cera.
Emma però non si scostò da lei che per
poco; e poi, subito balzata in piedi, si mise
a smuovere il proprio letto, nè lasciò di
arrangolarsi lìnchè non l’ebbe tirato ac
canto a quello di Teresa; poi, coricalavisi
dentro, prese la mano della sorella e la
tenne nella sua, senza più lasciarla; cosic
ché tutti e due finivano per addormen
tarsi in tal modo.
Scorse una settimana in cui la vita di
famiglia andava gradualmente cambiando
aspetto ; i promessi sposi si occupavano
principalmente l’uno dell’ altro ; e Teresa
ed il padre, dall’altra parte, cominciavano
già a pensare seriamente al futuro corredo
di Emma, benché non occorresse procu
rarlo prima di due anni intieri. Alberto
ebbe l’idea di proporre un viaggio co
mune a Roma, dove avrebbero da passare
l’inverno assieme con Enrico, fratello di
Emma, e il di lei padre, che di rado si
opponeva a checchessia, eccetto quando si
trattasse di economia rurale, e che in quei
momenti si sentiva una straordinaria di
sposizione d’animo a rimaner contento di
ogni cosa, vi acconsentì facilmente.
Alberto prometteva a tutti che il viag
gio sarebbe uno spasso coi fiocchi ; chè,
avendo egli girato, si può dire tutto il
globo, conosceva tutto ciò che c’ era da
vedere in qualsiasi luogo, e poteva farne
le descrizioni più attraenti ; di fatto, coi
suoi libri da schizzo in mano, era sempre
a dire la sua, ora disegnando, ora met
tendo a riscontro fra loro le lettere di
Enrico e varie guide da viaggiatori, e così
teneva sempre in esercizio tutti gli altri ;
in modo che finalmente fu presa la riso
luzione di affrettare al più presto possibile
il momento della partenza.
Tuttavia, bisognava prima andar a ve
dere una possessione vicina, cui Alberlo
pensava di acquistare, dacché era stato
messa in vendita da un amico della fa
miglia, il quale voleva lasciare il paese.
All’annunzio della loro visita fu risposto
coll’invito ad una festa da ballo con cui si
voleva celebrare in un tempo e la ritar
data festa della raccolta, e l’addio solenne
della famiglia a tutta la vicinanza: ed es
sendo spaziosissima la magione, quasi tutti
gl’invitati erano stati pregati di stare an
che per la notte.
Le due sorelle erano lietissime di que
sta fortuna; Emma poi, appena saputa la
nuova, non poteva stare in sè dalla con
tentezza, nè faceva più un passo, se non
in cadenza da ballo; e nello scender le
scale trinciava passi di valzer o di galop
po. Però il pensiero dei pensieri era per
lei quello dell’ abito che avrebbe in
dossato.
Su questo proposito ci furono consulte
animatissime, e principalmente un gran
rifrustare nelle guardarobe, un esaminare
ogni stoffa disponibile: lo stesso Alberto
si fece innanzi con certo baule misterioso,
il quale conteneva parecchi tessuti turchi
ricamati in oro, e magnifici quanto leg
gieri; se ne sarebbero potute abbigliare
quattro sorelle invece di due sole.
Nuovi dubbi, nuova scelta : le stoffe
turche furono prese poi messe da banda,
e finalmente riprese con entusiasmo ; po
scia, quando le toelette eran bell’ e fatte,
e pronte per essere imballate, le sorelle
se ne vestivano prima a guisa di prova ;
e tutta la servitù si adunò intorno ad
esse, avida di godere d’uno spettacolo che
a memoria d’uomini non si era veduto in
quella casa.
La nostra Emma era ammirabile e ve
ramente senza pari ! Che acconciatura !
Che spalle ! Che bel sorriso negli occhi
sfolgoranti. Peccato davvero che non si
possa star sempre vestiti così e rassomi
gliare alle dee !
, Come giunsero al luogo della festa,
' le sorelle furono condotte in un gabi
netto da toeletta comodissimo, in cui,
ogni volta che la porta veniva schiusa, pe
netravano i suoni testosi della musica da
ballo. Furono prontissime a vestirsi ; e,
appuntatesi a vicenda le ultime spille, si
presero per la mano per usire insieme ;
e così, simili a due raggi di una mede
sima stella, fecero la loro entrata nella
sala già piena di movimento.
Alberto, il quale si teneva un po’ in
disparte, perchè del suo vicino matrimo
nio non voleva che si risapesse ancora,
provò una contentezza indicibile al com
parire di Emma; e si persuase che cosi
com’ella era allora, egli avrebbe potuto
presentarla alle prime Corti con suo onore.
E nel tempo stesso, la cara fanciulla era
— così pensava tra sè — di una sempli
cità e naturalezza incantevoli, ed incapace
di niuna frode.
In un batter d’occhio le due sorelle
furono invitate a tutte le danze, Alberto,
tutta modestia, non aveva chiesto per sè
che una sola contraddanza, e rimaneva
per lo più fra gli spettatori, il cui diver
timento per vero non era piccolo: stante-
chè le giovani che stavano qui a ballare,
erano quasi tutte belle di persona ed ave
vano già acquistato in città le belle ma
niere e l’uso del mondo. A misura che i
volti si coloravano, l’allegrezza andava
crescendo sempre; ed anche le due so
relle si abbandonavano con tutta l’anima
alla gioia del momento, dimenticandosi di
ogni altra cosa al mondo. Teresa, men
tre aliava intorno nel vortice del ballo,
non sapeva più che la sorella fosse fidan
zata, nè che avessero da andare in Italia,
nemmeno che quella festa dovesse finir
mai; e quanto ad Emma, non è a dire
l’ebbrezza in cui si trovava.
Nella sua memoria ogni momento più
serio della vita era andato perduto, quasi
fosse stato ingoiato dalle onde di quel
mare di allegrezza, in cui galleggiava per
la prima volta, esultante di sentirsi libera,
sciolta da qualsiasi impegno; e bramosis
sima di inoltrarsi sempre più, al pari di
un nuotatore intrepido che ricerca l’acqua
profonda, perchè più atta a portarlo.
Quando la volta di ballare con lei toc
cava al suo promesso sposo, questo non le
era in niun modo più grato di ogni altro
cavaliere; c benché rispondesse con uno
sguardo beato alla sua stretta di mano
non pensava a lui nel farlo: pensava solo
allo splendore di tutti quei lumi ed ai
lieti concenti della musica da hallo.
Venuto il cotillon, un giovane che aveva
invitato Emma a quella danza al bel pri
mo esserle presentalo, e pòscia si era ri
tirato, ritornò da lei, offrendole il braccio
per condurla al suo posto. La fanciulla si
alzò subito e gli sorrise ingenuamente: i
loro sguardi s’incontrarono e d’un tratto
ebbero lo stesso pensiero: pareva loro co
me stessero sull’orlo erboso di qualche
lago solitario, guardandosi e ritrovando
ciascuno negli occhi dell’altro la propria
immagine. Quel giovane poteva avere
cinque anni più di Emma.
f Continua!