Hessisches Staatsarchiv Marburg, Best. 340 Grimm Nr. Z 31
6 APPENDICE DEL DIRITTO
ERMANNO GRIMM
CUOR, DI FAICIULLA
DAL TEDESCO
Prima di lasciare la città, Alberto ave
va pensato di tornare da lei ; eppure non
lo fece, senza in fondo sapere perchè, e si
contentò invece di scriverle due righe.
Montato in vapore, si trovò esser solo ;
ed avviluppatosi bene nella sua pelliccia,
si fece presso alla finestra aperta a con
templare la bruna campagna che in parte
era bianca di neve, e sembrava passargli
accanto volando.
Sui campi e tra gli alberi d’ un bosco
scherzava il vapore, e l’occhio di Alberto
lo seguiva lungo tempo, osservando an
che il volo delle cornacchie che s’innal
zavano di quando in quando dalle oscure
cime degli abeti.
Anche quando era partito da Roma,
non aveva provata quella profonda deso
lazione che ora V opprimeva e andava
sempre crescendo. 1
Nel tempo stesso si sentì preso da una
grande inclinazione per i suoi simili, pa
rendogli di essere stato abbandonato da
essi, mentre egli dal suo canto gli schi
vava.
Alla prima stazione uscì dal suo vago
ne per cercarsi un posto meno solitario,
e capitò in uno dove si trovava tutto un
parentado che andava a celebrare qual
che festa di nozze e doveva già all’ altra
stazione lasciare il treno.
Che letizia, che risa, che celie fra quel-
l’allegra compagnia! Come ciascuna di
quelle persone pareva necessaria, anzi in
dispensabile all’insieme !
Quando andarono via, lasciando solo Al
berto, questi guardò amorevolmente die
tro a loro ; e di fatto, nella sua disposi
zione presente, avrebbe accettato volen
tieri un invito a quelle nozze, nè gli
sarebbe incresciuto ritardare il suo arrivo
a Costantinopoli per poter ballare con essi
una notte nella locanda della cittadella,
ove le nozze dovevano celebrarsi.
La solitudine gli pesava ognora più ; nè
tardò molto a cambiar luogo un’ altra
volta; e poi incominciò a trattenersi coi
suoi vicini, il che fino allora non si era
mai degnato di fare : anzi propose di mo
strarsi amabilissimo. .
E di fatto vi riuscì in tal modo, che
un vecchio signore, abitante della città in
cui Alberto voleva pernottare, lo invitò a
voler passare la serata «con lui ; stantechè
il treno doveva fermarsi già di buon’ora.
Alberto accettò l’invito con vera ricono
scenza ; e alle otto si presentò nella casa
del suo nuovo amico che trovò seduto co
modamente nel canto di un sofà tutto de
dito al piacere di fumare.
Veduto Alberto si alzò subito, e datogli
cordialmente il benvenuto, fe’ cenno ad
una fanciulletta da’ biondi capelli, la quale
stava a lavorare di maglia; e che poi,
messa subito giù la calzetta, venne a
prendere il cappello dell’ospite e ad offe
rirgli una pipa già empita di tabacco.
Alberto però si scusò graziosamente,
dicendo che non aveva l’abitudine di fu
mare. Rimasero soli dapprima; ma dopo
un’ora scomparvero il figlio e la nuora
del vecchio che tornavano dal teatro.
La donna, benché in sul primo alquanto
imbrogliata alla vista di uno sconosciuto,
per cui non aveva potuto preparare da
cena, non lasciò per questo di fargli le
più cortesi accoglienze; e si mise ad at
tendere a diverse sue faccende, mentre
Alberto vedeva con ammirazione la sua
bellezza e la grazia tranquilla con cui fa
ceva ogni cosa.
Egli intese anche parlare di un altro
bambino del quale la bella donna andò
ogni tanto a prender cura, -senza però
farlo vedere all’ospite.
Apparecchiata la tavola da una fante, e
portata dentro la cena, Alberto mangiò e
bevve con vero diletto, e mostrossi insolu
ta così allegro e così piacevole da ren
der lietissima tutta la famiglia che pareva
essergli stata amica già da tempo imme
more bile; e finalmente si accomiatò da lui
in un modo tanto cordiale ed amorevole
che Alberto ne rimase profondamente com
mosso.
Ritrovatosi poi nella fredda solitudine
di una sfarzosa stanza di albergo, dove i
suoi due bauli stavano aspettandolo, fu
preso da un sentimento di orrore.
Sarebbe dunque questa la sua vita fu
tura, quell’eterno arrivare e ripartire, quel-
nacessante distaccarsi dai luoghi e dagli
uomini, e per quale scopo infine ?
Sospirando prese in mano uno dei gior
nali che si trovavano li, e vi lesse l’an
nunzio di non so che maestro tornitore,
desideroso di vendere il suo negozio in
sieme con una casa e un giardino.
— Veramente sarei capace di farne ac
quisto — disse fra sè. — Allora otterrei
"iMtladinanza, mi farei maestro artefice,
sarei un membro utile della società, e
sposerei la figliuola maggiore del mio vi
cino più prossimo.
Teresa ed Emma gli vennero in mente^
e cavato fuori un dagherrotipo che rap
presentava le due sorelle, si mise a guar
darlo.
Emma vi si vedeva del tutto fanciulla;
ma Teresa appariva poco diversa da quello
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collo stesso sguardo chiaro e candido che
aveva fissato in lui poco fa.
— Eppure è bella anch’essa — pensava
egli. — Non so veramente perchè non
me ne sono accorto già prima.
In quel punto gli balenò un pensiero
che ben tosto gli occupò tutta la mente.
— Avrei ragione ?;— andava doman
dandosi. — Sarebbe : possibile che ella
avesse a caro me, che fui ributtato in tal
modo, che non ho i da offerirle se non
poco? Eppure, chi sa se m’inganno?
Noi lo lasceremo a’ suoi pensieri e di
remo solamente che, dopo un’ora di lotta
interna, egli si pose a scrivere una let
tera, poi un’altra e ancora una terza; que
stuiti ma fu consegnata di buonissima ora
al cameriere dell’albergo con ordine d’im-
postarla subito.
Alberto voleva fermarsi qui per aspet
tare la risposta; ma dopo un giorno, non
reggendo più all’impazienza, andò in per
sona a cercar la risposta; e dopo un altro
giorno fu veduto entrare nella stanzetta
della Teresa, che trovò sola come la pri
ma volta.
La zia per altro, meravigliatasi molto
di questa nuova visita, da che sapeva co
me Alberto aveva dovuto andare in viag
gio per qualche paese lontano, dopo lun
ga pezza si fece animo ed entrò dalla sua
nipote.
La Teresa stava sedute vicino alla stufa,
ed Alberto stava scrivendo al tavolino, ed
era così intento a quel che faceva, da non
accorgersi punto della venuta della zia;
anzi diceva in quel momento:
— Scriverò ^senz’altro che tua .zia n’è
stata lieta molto; di fatto non le resta al
tro da fare, e poiché è ottima donna....
Qui la Teresa non potè tenere il riso
ed Alberto, tutto sorpreso, levò gli occhi
dalla carta.
— Non si scomodi, caro Alberto, —
disse la zia, ridendo anch’essa, — e poi
ché sta a scrivere di me, la pregherò di
aggiungere ancora che la zia fu .discreta
quanto lieta; — e appena fatte le sue
congratulazioni, si ritirò e lasciò soli
gli sposi felici.
Ciò detto, scomparve subito.
Alberto però aveva cessato di scrivere,
e venuto a mettersi presso alla sua Te
resa, rimase lì, dimentico del trascorrere
del tempo e di ogni cosa fuori di lei.
E se fino a questo giorno gli fosse ri
masto ancora qualche minimo che dell’an
tica sua arroganza, siate certi che in
quell’ora fu spento interamente.
Alberto, come sedeva lì al fianco della
Teresa, non era più altro che un ottimo
uomo che capiva di avere un cuore an
ch’egli e, Ghe più è, di averne trovato un
altro pieno d’amore per lui.
FINE.