Hessisches Staatsarchiv Marburg, Best. 340 Grimm Nr. Z 31
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n APPENDICE DEL DIRITTO
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ERMAISNO GRIMM
CUOR DI FANCIULLA
DAL TEDESCO
Tuttavia si mise a guardarlo anch’ essa
con attenzione, e come i loro occhi si in
contrarono, Alberto ad un tratto si ram
mentò di ogni cosa ; e sembrava che lo
stesso .accadesse anche alla donna, la
quale però non ebbe coraggio di acco
stare il signore forestiere, benché l’espres
sione del suo volto ne tradisse assai la
voglia.
Tre anni addietro, Alberto era passato
appunto dinanzi a quella porta (egli se
ne sovveniva ora tanto più vivamente
in quanto nel frattempo non ci aveva mai
pensato) e vi aveva veduto un uomo
tutto incollerito, il quale teneva per ma
no la stessa donna che allora era tuttavia
fanciulla, e che quell’uomo si sforzava di
trarre dentro la casa, mentre un bellissi
mo giovane la teneva per l’altra mano,
Fra i tre ci era una contesa di parole
Santo appassionate, ora minacciose ed ora
supplichevoli e disperate, che Alberto
quasi involontariamente si era fermato a
domandare autorevolmente di che si trat
tava..
La cosa era semplice assai ; il vecchio
| volendo maritare sua figlia con un botte-
j gaio che aveva il suo negozio al vicino
i capo della strada, l’aveva negata al gio-
| vane che non possedeva nulla, se non il
{ più bel corpo che Alberto avesse mai ve-
i duto ad un giovane romano.
; Appena intromessosi il forestiere, tutti
| lo ponevano a parte dei loro guai, persino
| lo stesso bottegaio, venuto anch’ egli ad
| aumentare lo schiamazzo.
Alberto usciva appunto da un circolo
; ove, suo malgrado, si era lasciato persua
dere a giuocar grosso ; e avendo vinto,
aveva le due tasche piene d’oro. Rivoltosi
dapprincipio al padre della fanciulla, egli
lo biasimò della sua cattiveria ; rimpro
verò anche severamente il bottegaio di
voler strappare una ragazza così bella ad
un tal fiore di giovane. Invano; per chi ha
nulla da perderci, è facile assai l’essere
buono, giusto e zelante della morale.
Alberto dunque terminò la sua arringa
| invitando l’innamorato bisognoso a por
gergli a rovescio il suo cappello ; e ciò
fatto, vi versò dentro tutto l’oro che por
tava nelle tasche, il che vedendo la ra
gazza gli si gettò ai piedi, e si mise a
baciargli le mani, mentre il vecchio ed il
fortunato giovane stavano sbalorditi ed in
capaci di far motto, ed il bottegaio si le
vava di là, solo gettando uno sguardo di
scherno al generoso forestiere.
; E quella ragazza di tre anni addietro
| era appunto la giovane donna dai bam-
; bini. Alberto fini per salutarla, ed essa,
chiamato fuori anche il marito con cui
abitava quella casipola, lasciatale da suo
padre, morto poco dopo il loro matrimo
nio, entrambi colmarono di ringraziamenti
e di benedizioni il buon signore cui dove
vano la loro felicità ; nè dubitavano che ciò
facendo accumulassero carboni ardenti sul
capo di lui ; perchè Alberto, pensando alla
natura delle sue relazioni con Emma e
con Emilio, dava a sè stesso la parte del
bottegaio, rimasto colle pive nel sacco,
senza per altro volere indagare se la me
ritasse o no.
Questa idea gli mise il diavolo addosso;
sicché, posato in terra con atto quasi di
stizza, il bambino più grande che aveva
preso nelle braccia, fuggì precipitosa
mente.
Dopo questo provò il contraccolpo della
commozione sentita e giurò a se stesso di
non cederla neppure di un pelo a colui
che osava intromettersi tra lui e la sua
fidanzata; ma di respingerlo a qualunque
costo, sovvenendosi che non era la prima
volta che la sua volontà aveva superato
ogni ostacolo ed era uscita vittoriosa dalla
lotta.
Colla fronte annuvolata da siffatta deci
sione, Alberto tornò a casa. Pareva che
Emma l’avesse aspettato : chè gli venne
incontro subito, e presolo in disparte, gli
diede quel plico, dicendogli con espres
sione dolorosa e con voce mesta e dolce :
— Ecco la lettera, Alberto. Avrei do
vuto dartela subito.
Senza far motto, Alberto la prese e
lesse quante segue :
«Gentilissima signorina,
« Non m’imputi a colpa Tesser venuto
dietro a lei : l’ho fatto perchè le voglio
tanto bene, ed anchè perchè credevo che
ella non fosse felice. Perciò l’ho osservata
ognidove, e da lontano e da vicino, senza
che ella potesse mai accorgersene; e sem
pre l’ho veduta contenta e serena come
al primo giorno.
« Spesso l’ho veduta insieme col suo
promesso sposo, senza mai scoprir nulla
che avesse potuto giustificare il mio ve
nire ad interpormi fra loro, nemmeno con
un solo mio pensiero.
« Mi perdoni se non ho potuto tratte
nermi dallo scriverle che ora mi pento di
quel che ho fatto. Io desidero che la vita
di lei sia felicissima. Io non cesserò mai
di amarla, e glielo dico perchè è cosa che
più non l’importunerà, e perchè il solo
dirglielo basta a farmi contento. Le pro
metto che per l’avvenire non c’incontre
remo mai più. Eppure, senta un’ ultima
confessione.
c II mio cuore è inquieto e sospettoso
a segno da farmi dubitare anche della
testimonianza dei miei proprii occhi, e non
cessa di ripetermi : e se pure t’ingannassi,
se pure non fossi dimenticato, se il con
tegno di lei non fosse altro che falsa ap
parenza, se ella desiderasse rivederti? Eb
bene, signorina, le dirò che nel caso poco
probabile che ciò fosse vero, ella mi tro
verà ogni mattina da oggi in poi nel Co
losseo, dove starò ad aspettarli.
« Certo la signorina ha il dritto di ri
dere di siffatta mia idea ; andie la pre
go, concludendo, di voler perdmarmela, nè
dubito che il suo promesso sioso che al
lora leggerà la mia lettera, sa generoso
quanto lei.
« Emilio di R... )»
— Ecco la lettera, Emma, io ho ve
duto ciò che contiene. Leggila anche tu, e
poi domani ne riparleremo.
Dette queste parole asciuto, asciutto,
Alberto le voltò le spalle per uscire; tut
tavia prima ,di giungere alla pcrta, le diede
un’altra occhiata.
I loro sguardi s’incontrarcno; ma in
quello di Emma non c’era pii ombra di
soggezione o di pentimento: tatto al con
trario, i suoi occhi tradivano un’opposi
zione tanto ardita, una ripulsa tanto fredda
che la passione di Alberto, a stento fre
nata fino ad ora, usci con violenza.
— Sappilo -pure adesso — le gridò fu
rioso. — Tu sei libera di respingermi, sì;
ma se mai vedo quell’altro prendere il
mio posto presso di te, ci vorrà altra cosa
che la sola tua volontà per decidere della
sorte di lui I
— Vuoi forse sfidarlo? —chiese Emma
tranquillamente.
— Sì, lo voglio! — Alberto avrebbe
voluto gridare ad alta voce queste parole,
ma non potè, e le disse quasi senza
tuono.
Precipitossi fuori della stanza, corse di
sopra nella sua camera, chiuse a chiavi
stello, aperse violententemente la finestra
e rimase lì ^sso, battendosi le tempie,
in cui sentiva bollire tutto il suo sangue.
Dopo un poco si fece allo scrittoio, e
tuffata la penna nell’inchiostro, gettò sulla
carta le righe seguenti:
« Signore,
« Ella ha giudicato opportuno di comu
nicare un’altra volta alla mia fidanzata, la
signorina Emma, i sentimenti che si cre
de in diritto d’avere per lei. Io le dò av
viso che se ripete ancora con una sola
parola qualchecosa di simile, ciò sarà te
nuto da me per un invito diretto a rispon
dervi colle armi in mano. %
Suggellato il foglio, senza neppure
averlo riletto, lo consegnò al suo servo
con ordine di portarlo via subito. E tutto
ciò fece con una fretta che contrastava
singolarmente colla sua maniera abitual
mente così calma e circospetta.
Da molti anni non si era più sentilo
bollire il sangue in tal modo, e non mai
aveva avuto il cuore tanto oppresso: per
chè nel suo segreto più intimo ci era
pure un punto rimasto tranquillo e sce
vro di qualsiasi agitazione; e colà dentro
sentiva un non so che opporsegli e dirgli
pian piano: hai il torto, hai il torto; e ta
lora credeva di rivedere la faccia di quel
bottegaio e quelle degli altri due nell’eb
brezza della loro gioia.
/ Contìnua)