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7 APPENDICE DEL DIRITTO
ERMANNO GRIMM
CUOR DI FAICIULLA
DAL TEDESCO
Però nel momento di silenzio ehé se
guì, continuando essi a passeggiare, l’in
tento di Alberto gli divenne ognora più
manifesto; comprese essere stata la sua
franchezza la maggiore astuzia possibile,
e tale abuso lo inacerbì.
— Saresti stato tu così calmo, così in
teramente padrone di te mentre lottavi
per l’amata, per Emma? —andava do
mandandosi.
— Non dice nulla? — chiese final
mente Alberto.
— Via, parlerò schietto anch’io, — e-
sclamò il giovane — e ad onta di tutto
ciò che ha voluto dirmi, sostengo pure
che Emma non le vuol bene, nè è amata
da lei, e che io l’amo.
— Sarà meglio che ci lasciamo adesso
— rispose Alberto con asprezza. — Un’al
tra volta si ricorderà forse quale fu la
mia condotta con lei, e come me ne ha
ricompensato.
E poi si volse per andar via, ma Emi
lio lo ritenne :
— Ella mi ha domandato di parlare
schietto; l’ho fatto. Ella pretende che
Emma non mi vuol bene, sia pure; ma
io le voglio un ben dell’aninr.a e non la-
scerò mai di amarla. Rinunzieiò piuttosto
alla vita che alla speranza di possederla.
Lei, signore, è rimasto perfettamente cal
mo e tranquillo, mentre io mi sentivo
bollire il sangue (e questo forse me lo
ascrive a rimprovero) ma io dico che il
male ci sarebbe piuttosto, se io non fossi
pazzo ora.
— Bqona notte, signor mio — disse
Alberto asciutto, asciutto, e voltatogli le
spalle se n’andò verso casa.
Dopo un poco si fermò per guardare
indietro, e vide che il giovane stava sem
pre lì, profilandosi tutto nero sull’oriz
zonte piuttosto chiaro.
— Egli finirà per riaversi o prima o
poi, — disse fra sè — tanto più che ce
n’andremo dopo domani.
E ciò pensando, raggiunse le due so
relle che stavano a lavorare tranquilla
mente al lume di una lampada, nè sem
bravano per nulla impressionate di quello
elio era stato.
La mattina però Teresa chièse di par
largli in confidenza, e gli disse che aven
do saputo da Emma il fatto di quella
sera, si era creduta obbligata di confes
sare alla sorella anche ciò che il giovane
le aveva detto il giorno dopo la festa da
ballo.
— Oh veramente? — rispose Alberto
— Dunque egli ti ha parlato in quel
modo e tu hai riportato ad Emma le sue
parole ?
— Sì, e credo di aver fatto il mio do-r
vere, perchè Emma, sebbene da noi ven
ga sempre chiamata bambina, non deve
più rimanere tale, anche se lo fesse an
cora.
— Che vuoi dire con quest’ ultima
parola, cara Teresa ? Emma, se realmente
: fosse rimasta fanciulla più che non sarebbe
| desiderabile, resterà tale per sempre, chec
ché accada. Che cosa ci possiamo far noi?
— Dico soltanto — rispose Teresa, fat-
■ tasi alquanto rossa, — che ci potrebbero
i sovravvenire tali casi che più non le per
mettessero di pensare da fanciulla ; e al-
■ lora ci rimarrebbe a sapere se dovesse es
ser tenuta legata da una promessa data
solo per inesperienza ed ignoranza del
proprio cuore ; anzi se in tale stato ab
bia potuto dare alcuna promessa che
: valga.
[ — Che sofismi son questi ? — esclamò
1 Alberto con certa inquietudine. — Sareb-
’ bero forse pretesti per farmi conoscere
qualche rivelazione fattati da Emma?
— No, per verità. Emma non mi ha
detto nulla.
— Ma credi tu " che forse li abbia ta
ciuto ciò che sembra celare codesto‘tuo
preambolo?
— Questo io non lo so.
— Il che vuol dire che non vuoi far
mene parte?
— Caro Alberto, non inquietarti senza
motivo. Puoi essere certo che non tacerei,
se pensassi che le si fa il minimo torto ; l’ho
troppo cara per ciò. Io di fatto ignoro i
pensieri di Emma; essa tacque quando
udì ripetere le parole di quel giovane. Del
resto, ora che tu puoi pel primo intratte
nerli seco lei, la farai parlare tu, se così
ti pare. Io non ho più nulla a dirti.
Ciò detto, Teresa gli sottrasse la mano
che egli teneva nella sua, come talvolta
durante un colloquio, uno prende l’altro
per l’abito.
— Che parlare schietto e senz’ombra di
pedanteria — pensò Alberto tra sè, guar
dandola allontanarsi — Bisogna che io ci
veda chiaro senz’altro.
E di fatto la sera stessa, tornato che fu
da una lunga passeggiata con Emma, Al
berto credeva di vederci chiaro, ed era
persuaso che tutto andava per il meglio
fra loro due. Emma era stata molto fidente
ed aveva capito ogni cosa spiegatale con
evidenza dal promesso sposo. Aveva dun
que capito che essa non voleva alcun bene
ad Emilio; aveva capito che questi, ben
ché meritevole di ogni compassione, fini
rebbe pure per consolarsi al più presto,
slantechè l’invaghirsi facilmente è proprio
dei giovani, i quali poi si si tranquilliz
zano, prendono moglie,- c diventano feli
cissimi ; e questo, senza alcun dubbio, do
veva succedere anche ad Emilio.
Così almeno la pensava Alberto.
Dapprincipio, per vero, egli non era
stato senza qualche dubbio quanto a ciò,
ma dopo aver parlato ad Emma ed es
serne stato ascoltato con tanta fiducia e
creduto sulla parola, la cosa gli pareva
certissima. Il suo giusto orgoglio, del re
sto, non gli avrebbe permesso di men
tire. Emma, dall’altra parte, che cosa pen
sava? All’età di otto anni ella soleva cor
rere dietro ai passeri con un pizzico di
sale, per avere inteso dire che gli uccelli
si prendono facilmente quando si riesce a
metter loro sulla coda un poco di sale,
come dunque non avrebbe creduto a di
ciassette anni che un giovane tanto buono
e tanto bello potesse mancare di diventar
felice?
Come mai immaginare che ella, povera
fanciulla assai dappoco, dovesse essere in
dispensabile alla felicità di lui? Come
pensare che qualcuno potesse, non dico
soffrire e forse morir di passione per lei,
ma nemmeno versare una lagrima per ciò?
Nel suo segreto Emma non rifiniva di
meravigliarsi della condiscendenza di Al
berto verso di lei, nè capiva troppo, per
chè, ogni giorno, egli si compiacesse a
discorrere con lei per tante ore filate.
Al tempo fissato la famiglia si mise in
viaggio, e giunse in città, dove alloggiò
da una vecchia zia agiatissima, sorella del
padre. Dovevano ripartire l’indomani, e già
si eran fatti i bauli, quand’ecco la Teresa
vien fuori di punl’in bianco ad annun
ziare che preferirebbe rimanere con la
zia e non andar più oltre. Non è a dire
la commozione cagionata da questa riso
luzione subitanea e la lotta che ne segui
in famiglia. La Teresa però, avendo final
mente persuaso suo padre, schivate le ri
mostranze e le preghiere di Alberto, e
resistito, benché a stento, fino alle lagri
me di Emma, fiqì per poter fare a sua
posta.
Il mattino seguente essa vide partire
dalla stazione il treno coi suoi cari, e dopo
guardato dietro ad essi per qualche mi
nuto, montò in carrozza con la zia per
tornare dà lei ; e la sera stessa avresti
potuto vederla seduta dietro alla grand’ur
na d’argento del tè, servendo gli ospiti
della zia, e mischiandosi alla conversa
zione con tanta scioltezza, anzi con tanto
brio da far credere che fosse stata sem
pre di casa. E di fatto ciascuno di quei
signori, tanto i vecchi quanto i giovani (i
quali, ogni sera, solevano venire a cor
teggiare la vecchia signora piena d’inge
gno e di vivacità) se per un supposto,
l’indomani non avessero più trovata la Te
resa al suo posto, avrebbero sentito non
so che vuoto ; tanto s’eran già avvezzi alla
vicinanza di una fanciulla cosi aggraziala
e gentile.
Emilio, per altro, dopo quella sera me
morabile, non era tornato a casa se non
nel fìtto della notte, perchè aveva fatto
mille rigiri, anzi era andato penetrando di
nuovo nel giardino, e si era posto a se
dere appunto nel luogo dove aveva ve
duto Emma; qui desiderava raccogliere i
suoi pensieri.
Il povero giovane voleva andarsene e
non poteva: ogni tanto gli sembrava es
sere chiamato da lei; e allora egli si alzò
e si mise in ascolto: ma era solo il ven
to che stormiva nelle boscaglie all’intorno,
facendone quasi esseri viventi e misterio
sissimi, i quali avrebbero ben potuto
parlargli, purché l’avessero voluto. Ma
non avevano al certo siffatta pietosa in
tenzione. ‘
( Continua/