Hessisches Staatsarchiv Marburg, Best. 340 Grimm Nr. Z 31
!3 APPENDICE DEL DIRITTO
ERMANNO GRIMM
U
SUOR DI FANCIULLA
DAL TEDESCO
— Sì, ci vanno anche le signorine ;
anzi il loro fratello già si trova colà, co
me forse avrà saputo.
— E lei sta per accompagnare la fa
miglia?
Sulle prime Alberto non rispose rima
nendo invece a guardare Emilio, il quale
respirava con difficoltà, quasi avesse fatto
nna lunga corsa velocissima; entrambi si
fissavano cogli [occhi e pareva volessero
fulminarsi a vicenda; lo sguardo di Emi
lio però, facendo una resistenza piuttosto
■ ittoriosa a quello di Alberto, quest’ultimo
si decìse a parlare.
— Sicuro — disse. — Io devo accom
pagnare il mio amico e le sue figliuole.
Che interesse può ella avere a codesto?
Nella calma con cui furono dette que
ste parole, vi era non so che di incisivo
che ne faceva quasi un insulto, una sfida;
nè Emilio stette molto a trovare la rispo
sta; non era uomo da ricorrere ad-am
bagi. Gettandosi dunque d’un tratto nel
bel mezzo della lotta :
— Lei — disse, o piuttosto gridò — è
fidanzato con la signorina Emma?
Alberto invece non era punto punto a-
gitato. Udita quella interrogazione, stette
alquanto sopra di sè pensando :
> — Ora che farò ? Gli volterò le spalle
come a quello che, in mio paragone, non
è altro che un ragazzo? Ovvero gli ri
sponderò in modo da tirarmi adosso un
duello ? Ovvero mi studierò piuttosto di
allontanarlo colle buone, come farei con
qualche povero uomo da me sorpreso in
atto di rubare ? Già appunto in questo
caso, a scanso di seccature, io manderei
via l’individuo, senza far rumore, regalan
dogli ben anco un pezzo di pane !
E fermatosi a quest’ultimo espediente,
rispose con dolcezza :
— Sì, sono il promesso sposo di
Emma!
— E le vuol bene la signorina? —
chiese Emilio con maggior passione.
— Di questo non si domanda; — ri
spose l’altro con tuono più aspro.
—Non si domanda ? Io nondimeno lo
domandò.
— L’ho udito, signore.
Alberto si sentiva preso da una gran
voglia di ridere, tanto gli parve faceto
quel loro colloquio.
Emilio, dall’altro canto sempre più in
fiammato delta calma del suo avversario,
gridò :
— Ed io le dirò, signore, che lei non
è amato da Emma.
Questa volta la sua passione trionfò
della freddezza di Alberto, il quale fre
mette e si senti battere il sangue nelle
tempie.
— Che diritto ha — disse con vee
menza, — di parlarmi in tal. modo di una
signorina appena conosciuta da lei ed a
me prossima ? Crede forse che io sia uo
mo da permettere siffatti discorsi ? La sa
luto, signore, e le raccomando di dare
a sè stesso la risposta meritata, quan
do avrà dieci anni di più. Buona notte !
Ed era per voltargli le spalle, quando
eccoti venire una figura bianca e leggie
ra a guisa di capriuolo, la quale, preso il
braccio di Alberto, si trovò, quasi per
incanto, frammezzo ai due uomini : era
Emma.
— Vieni, mia cara, — le disse il pro
messo sposo, volendo condurla via ; ma
essa lasciò il braccio di lui, come se non
desiderasse trattenere Alberto, e si volse
a guardare chi era l’altro uomo che si ve
deva tanto vicino.
— Oh Dio ! è lei stessa ! — esclamò
Emilio, cui le lagrime vennero agli occhi ;
e subito si mise ginocchioni dinanzi a lei;
e ciò fece con tanta spontaneità e natura
lezza quasi fosse il primo a rendere tale
omaggio alla donna amata.
La fanciulla tacque e stette a guardar
lo : chè l’aspetto del giovane, benché mez
zo velato dal crepuscolo, agli occhi abba
gliati pareva più luminoso del sole che
tramontava.
Alberto, a vederli così, comprese esser
quello uno di quei momenti solenni, in
cui si vince o si perde una battaglia de
cisiva ; nè essendogli venuta meno la sua
fermezza, non tralasciò di agire. Ei pre
se tranquillamentè la mano di Emma, e
passandosela sotto il braccio, le disse con
tuono del tutto indifferente:
— Andiamo pure, cara Emma.
Poi, voltosi ad Emilio, soggiunse un po
severamente :
— Mi aspetti qui, signore, perchè ho
da parlarle.
Emilio non si mosse dall’ umile posi
zione da lui presa, ed Emma fu ricon
dotta nella sala del giardino aperta ed il
luminata, donde prima era venuta. Qui
Alberto la pose a sedere e poi :
— Io torno ora da quel signore per
dirgli a tuo nome che s’allontani ; a me
no che tu non desideri ch’egli abbia a ri
manere. Ne sei padrona; la cosa dipende
solo da una tua parola.
Lei essere padrona dì tanto ! Dio buo
no, la poveretta ringraziava il cielo di
non aver perso ancora il fiato : le pareva
d’essere una cosa morta.
— Vuoi che gli dica questo da parte
tua, Emma ?
—* Sì, certo, dillo*
Alberto però non si mosse ancora.
— Gara Emma — le disse con dolcez
za — non ti rincresce anche troppo di
mandarlo via in tal modo ?
E queste parole le pronunziò con tanta
morbidezza da renderle simili ad un cu
scino di piume soffici atte a soffocarle.
— No, non m’incresce — rispose Em
ma, e poi cominciò a ripetere quasi mec
canicamente le parole che egli prima le
aveva messe in bocca, perchè si sentiva
affatto priva della forza di pensare da sè.
Alberto allora tornò da Emilio, e lo ri
trovò appunto nel medesimo luogo dove
prima si era inginocchiato, tenendosi il
cane stretto accanto. Il giovane aveva l’a
nima agitata da mille pensieri, i quali si
seguivano rapidi come folgori in una
notte di temporale. Veduto venire Alberto,
egli si propose fermamente di non cedere
un pelo dinanzi a questo fortunato ri
vale.
— Favorisca di passeggiar meco su e
giù — disse placidamente il suo avversa
rio. La pregherò di ascoltarmi paziente-
mente, perchè ho da ripigliar le cose un
po’da lontano.
— Tanto meglio — rispose Emilio, il
quale si era aspettato tutt’altro ed ora ve
deva di aver inutilmente chiamato in aiuto
il proprio coraggio.
Alberto cominciò d’un tratto a parlare
di sè stesso, facendo al giovane il mede
simo racconto che aveva fatto alla nostra
fanciulla; dicendogli come avesse fondato
su Emma l’unica sua speranza per l’avve
nire; e dandogli a pensare se fosse giusto
quel voler privarlo del suo tesoro, lui,
che mai non l’aveva offeso in nulla.
Alberto si asteneva da ogni rimprovero,
nè lasciava scappare alcuna parola amara
ovvero ironica, e dopo aver riandato tran
quillamente tutti gl’incidenti dì quella se
ra, si interruppe all’improvviso e, presa la
mano di Emilio, gli domandò tutto com
mosso :
— Ora le domando, caro signore, ciò
che farebbe in mio luogo ? Parli schietta
mente come ho fatto io. 1 Ella è assai più
giovane di me, e non può conoscere il
mondo e gli uomini, come li conosco io.
La mia vita mi ha dato spesso occasione
di studiare l’intimo sentire dell’uomo in
quei momenti supremi, in cui non può
rimaner occulto , allorquando ogni nervo
si stende ed ogni movimento palesa un
pensiero : così ho imparato a conoscere la
nostra umana natura, nè ho avuto bisogno
di molto tempo per giudicare di colui che
ora mi viene a sfidare. Mi creda, signore:
di rado ho parlato con sì poco riserbo co
me in quest’ora : gli è perchè sento di po
ter indirizzarmi a ciò che vi è di più no
bile in lei; oltreché mi pare doveroso di
non fingere con lei, neanche in un modo
forse lecito, voglio dire nel mostrarmi più
adirato che non sono realmente.
« Di fatto io non sono in collera, per
chè la comprendo pur troppo. Tutto ciò
che io ho -veduto e sentito quest’oggi mi
ha dato di lei la più alta stima. Quando
or ora il suo cuore si è palesato in quel
modo tanto appassionato, l’agitazione di
lei le faceva altrettanto onore quanto ora
la calma perfetta con cui mi ascolta. Io
le ho ripetuto parola per parola le do
mande da me fatte alla mia promessa
sposa e le risposte di lei; e l’assicuro sul
mio onore di non averle taciuto nulla.
Emma dunque non l’ama. Ed ora mi
dica schiettamente che cosa farebbe nei
miei panni — ed anche che cosa farà
ne’ suoi proprii? »
Emilio rimase confuso; tuttavia sentiva
così per aria che l’altro aveva parlato solo
per farlo arrossire di sè stesso; e l'idea
che si volesse farci entrare il suo onore
per rabbonirlo e farlo stare a segno, l’in
dignava tanto da mantenergli quel resto
di coraggio che aveva ancora. Ei non ri
spose subito, perchè era incapace di
parlare.
/ Continua)
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