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Zeitungsausschnitte: Sonstige Veröffentlichungen Herman Grimms

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CC BY-NC-SA: Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International. You can find more information here.

Bibliographic data

fullscreen: Zeitungsausschnitte: Sonstige Veröffentlichungen Herman Grimms

Essay

Persistent identifier:
1489046980785
Title:
Zeitungsausschnitte: Sonstige Veröffentlichungen Herman Grimms
Shelf mark:
340 Grimm Nr. Z 31
Owning institution:
Hessisches Staatsarchiv Marburg
Document type:
Essay
Collection:
Zeitungsausschnitte
Year of publication:
1861 / 1901
Literature:
Moritz, Werner: Verzeichnis des Nachlaßbestandes Grimm im Hessischen Staatsarchiv Marburg. - Marburg : Hitzeroth, 1988. - S. 447
Link:
https://arcinsys.hessen.de/arcinsys/detailAction?detailid=g111787
Copyright:
Hessisches Staatsarchiv Marburg / in Kooperation mit der Universitätsbibliothek Kassel
Annotation:
Enth. u.a.: 1. Das Privilegium der Kgl. Bühne, classische Tragödien zur Aufführung zu bringen (aus: Erste Beil. zur Kgl. priv. Berlinischen Ztg., Nr. 109, 1861). 2. Erklärung [über das Urheberrecht an Schriftwerken[ (unterz.: Berthold Auerbach, Herman Grimm, Theodor Mommsen, Julian Schmidt. 1 S., Berlin 1870). 3. Esmeralda [Ballett] (aus: Erste Beil. zu den Berlinischen Nachrichten von Staats- u. gelehrten Sachen, Nr. 120, 1872). 4. Cuor di Fanciulla [in italienisch] (aus: ?, 1879). 5. [Über H. Grimms Brief über die Vernichtung Roms] (aus: Beil. zur 'Post', National-Ztg., 1886, u. a.). 6. Danksagung [für die nach dem Aufruf des Comités zur Unterstützung nothleidender Frauen und Kinder des in äußerste Bedrängnis für Ehre und Freiheit kämpfenden Burenvolkes eingegangenen Gelder] (aus: National-Ztg., Nr. 65, 1901). [Siehe auch S. 159 im Findbuch: P 23]
Language:
Italian
German
Digitisation date:
2017
Place of electronic origin:
Kassel
Electronic publisher:
Dienstleister beauftragt vom Hessischem Staatsarchiv Marburg
Physical location:
Hessisches Staatsarchiv Marburg

Full text

Hessisches Staatsarchiv Marburg, Best. 340 Grimm Nr. Z 31 
14 APPENDICE DEL DIRITTO 
ERMANNO GRIMM 
CIXQR DI FANCIULLA 
DAL TEDESCO 
Oramai entravano nel vasto ricinto che 
era stato il .teatro di tante lotte micidiali, 
prima che il corso dei secoli l’avesse pu 
rificato di tanto sangue col l’abbassarne la 
grandezza. - ' 
L’edera modesta pendeva dagli alti pi 
lastri che torreggiavano l’uno sopra l’altro 
con tetra maestà; delle felci eleganti ger 
mogliavano nelle fessure della muraglia, 
su’ cui sporgimenti si erano abbarbicati 
dei fichi e delle rose ; alcuni uccelli svo 
lazzavano nelle nicchie ancora piene di 
ombra, mentre il lieto sole inondava già 
colla sua luce benedetta l’insieme dell’an 
tica aréna. 
I promessi sposi vi camminavano soli, 
nè vedevano anima vivente in quel luogo. 
Ma eccoti apparire nella lontananza una 
figura umana che si avvicinava ad essi. 
Alberto fremette al primo vederlo. 
— Favorisci — disse ad Emma — di 
metterti qui sulla pietra per un momento, 
! che vedo venire colà uno a cui vorrei dire 
| due parole. 
j Senz’altro Emma compiacque la sua do- 
: manda, nè cu rossi di levare gli occhi per 
j vedere chi era. 
; Essa si era posta in un luogo pieno di 
: anemoni, i quali pareva volessero appres- 
I sarsi a lei ed offerirle i loro bei fiori bian- 
| chi ; e come sedeva lì, un bel fiore an- 
’ ch’essa, Alberto si trattenne a guardarla, 
| quasi non avesse il coraggio di togliersi 
| di là. Ma dopo un poco si risolvette e 
andò incontro ad Emilio che aveva rico- 
f > I 
i nosciuto dapprincipio, 
t Tuttavia non ebbe il cuore d’ inoltrarsi 
; fino a lui ; e appoggiandosi contro la mu- 
; raglia, rimase ad aspettarlo ; e cominciò 
j a ruminare il discorso che gli voleva fare, 
j Alberto era perfettamente calmo e pa 
drone di sè stesso, ma si sentì op 
presso da una grande stanchezza fisica e 
morale, e benché stesse lì di sua propria 
volontà, gli pesava pure quel dovere a- 
spettare pazientemente la venuta del gio 
vane. 
Emilio aveva gli occhi tutti abbagliati 
dal sole e non riconobbe Alberto se non 
nel momento che eri per passargli accan 
to. Allora impallidì, e fermatosi subito gli 
si pose in faccia, esclamando : 
— Ah veramente! Lei sta qui ad a 
spettarmi... lei? Avrei dovuto supporlo, 
però non l’ho fatto. No, no, non dica 
nulla, — gridò vedendo che Alberto stava 
per interromperlo. 
Poi aggiunse : # 
— È inutile tentare di attaccarla meco, 
che non mi lascerò provocare in niun ca 
so. Ella è venuta qui per mostrarmi il 
suo trionfo, non è vero ? Sia pure, non 
nego il suo diritto di trionfare. Solo le 
dirò una cosa. Se io ho avuto il torto di 
ingerirmi insensatamente negli affari di 
lei, almeno non lio avuto quello di ridurre 
in ischiavitù una povera fanciulla igno 
rante della vita e di se stessa. Non mi 
parli d’amore tra loro. L’amore non ci ha 
che vedere. Ella non mi avrebbe scritto 
in tal modo se amasse veramente Emma, 
o se tosse amato da lei. Quanto a me 
dunque, io non ho mai tolta la libertà ad 
una fanciulla, prima che essa fosse in 
grado di sapere che cosa è la libertà; e 
ancor meno, quand’essa finalmente ago 
gnò quella libertà, l’ho ritenuta prigio 
niera io, dicendole essere un dovere quello 
che prima fu una frode. Sì, lo chiamo 
una frode. Ed ora, mi sfidi pure. Son 
pronto a lasciarmi uccidere, e mentre ella 
mirerà, guarderò addentro la canna della 
sua pistola e sarò lieto di pensare che io 
ho agito pazzamente, ma ella deliberata- 
mente, da freddo calcolatore, da reo. Ed 
eccomi qui ai suoi comandi. 
Alberto non potendo far motto, l’altro 
cavò fuori un bigliettino e glielo presentò. 
— Legga questo, signore. Emma mi 
ha scritto oggi, pregandomi di non più 
pensare a lei, di non mai rivederla, ma 
confessando che mi ama. Lo sa bene, si 
gnore? Emma mi ama, ama me. 
— Voglio leggerlo io stesso — esclamò 
Alberto, stendendo la mano. 
— Ecco, mi ritornerà subito il biglietto; 
è mio. 
Alberto lesse rapido quei pochi versi 
ed in un attimo pesò tutto. Ecco qui Emi 
lio senza sapere quanto Emma gli fosse 
vicina, nemmeno lo sapeva la fanciulla, 
entrambi avevano rinunziato l’uno all’al 
tro, il tempo poteva risanare quei due 
cuori feriti; Albero poteva ritenere il suo 
posto presso di lei ; tale era la risoluzio 
ne di Emma, scritta dalla sua mano, se 
egli doveva credere ai proprii occhi. 
La fanciulla non gli era mai sembrala 
tanto bella, tanto desiderabile quanto a- 
desso; gli pareva di amarla oggi per la 
prima volta. Con tutto ciò la sua esita 
zione non durò che un istante, e resti 
tuendo il biglietto al giovane, gli disse 
eon ogni gentilezza : 
— Favorisca di star qui, aspettando per 
un poco, finché io non torno. Ne la prego 
molto. 
Ciò detto, andò precipitosamente a tro 
var Emma, la quale già si era alzata e 
gli veniva incontro lentamente ; raggiun 
tala, camminò con essa fino ad una pic 
cola distanza da Emilio ; poi fermatosi, le 
disse : 
— Emma, guarda chi sta là. Vagli in 
contro e accordagli pienamente tutto ciò 
che egli ti chiederà e che tu stessa desi 
deri di dargli. Non pensare a me quando 
sarai con lui ; io voglio essere dimenti 
cato ; e non solo te lo permetto, ma te 
lo comando, se vuoi scusare tal parola ; e 
nel caso che ci nascesse qualche difficoltà, 
qualche dispiacere, indirizzatevi a me e 
domandate subito la mia intercessione in 
vostro favore. Eccó l’ultima cosa che ri 
chiedo da te. 
Ciò detto, Alberto si allontanò a gran 
passi, lasciando li la fanciulla che non po 
teva aprir bocca e rimaneva qiutsi senza 
vita ; nell’uscire dall’arena egli rivolse gli 
{ occhi verso quel luogo e vide, tutte inon 
date dalla luce del giorno, le figure degli 
amanti che stavano 1’ uno presso all’altro, 
tenendosi per mano ; e tal vista gli ba 
stava. 
Ci abbisogna ornai lasciare la bella Ita 
lia, già tutta primavera, e caldo, e fiori, 
a fine di varcare le Alpi, inoltrarci molto 
nel nord e ritrovarci finalmente in una 
città dalle vie piene di neve, e rischia 
rata appena da un sole pallido e fiacco, 
che si direbbe quasi svergognato da certo 
bel fuoco allegro che arde nella stufa di 
una stanza a noi ben nota. 
In quel punto però un piacevole raggio 
dell’astro celeste penetra per la doppia 
finestra, ornata di fiori, e viene a dorare 
un tavolino con una lettera aperta di so 
pra, e la testa aggraziata di una giova 
notta, la quale sta a leggere la suddetta 
lettera, e appena finito, scoppia in un 
riso allegro. 
— Che, che, Teresa ! — disse la vec 
chia zia, che le stava accanto. — Non so 
veramente perchè rideresti della proposta 
di quel giovane. Ricordali quanto ò ama 
bile, e poi è di ottima famiglia... 
— Panni di possedere gli stessi van 
taggi anch’io, — rispose la Teresa sem 
pre ridendo, — sotto questo rispetto siamo 
pari. 
— Inoltre, cara bambina, egli è ricco 
assai. 
— Nè anche son povera io. 
— Alle corte, quel giovane non ti 
piace ? 
( Continua)
	        

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